La relazione del prof. Massimo Bastiani all’XI Tavolo Nazionale dei Contratti di Fiume

 

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In questi due anni passati dal X Tavolo di Milano, ho avuto modo di girare l’Italia più volte da nord a sud e di incontrare le tante comunità dei CdF esistenti; ascoltare istanze, raccogliere proposte e prendere atto di quante e quali aspettative ci siano. Sono ormai certo che se intorno all’acqua sorgono la maggior parte dei conflitti i CdF possono intervenire per anticipare è prevenire questi conflitti. In un CdF le comunità locali assumono volontariamente la consapevolezza che proteggere I fiumi, fermare iI degrado, la sparizione dei paesaggi, della biodiversità non è solo responsabilità dei governi ma attiene ad ognuno di noi. Ai Contratti di fiume si riconosce un ruolo rilevante nell’attuazione e miglioramento delle politiche di governo del territorio, al fine di marcare il passaggio da una fase eminentemente tecnica e specialistica nella gestione delle risorse ad una più integrata e partecipativa. Non può più considerarsi efficace una politica che non preveda una buona governance ed una partecipazione diffusa. Un azione isolata da parte dello Stato nell’affrontare materie tanto complesse, in un quadro senz’altro aggravato dai cambiamenti climatici, non sembra ormai essere più perseguibile se non anacronistica.
I CdF rappresentano una spinta dal basso pacifica e democratica, una ri‐assunzione di responsabilità collettiva, una forma ormai matura di democrazia partecipativa. Grazie al lavoro più che decennale del Tavolo Nazionale, all’impegno della comunità dei Contratti di fiume sempre più presente ed attiva in tutte le regioni d’Italia e ad una stretta collaborazione instaurata con il Ministero dell’Ambiente, questi anni recenti ci hanno visto protagonisti di sviluppi importanti per l’affermazione dei Contratti di Fiume.
La “lunga marcia del Tavolo Nazionale” inizia nel 2007, grazie alla spinta data da Regione Lombardia e Piemonte, ma la portata del cambiamento, innanzi tutto culturale, che stavamo portando avanti diviene del tutto chiara nel 2010 con la presentazione della Carta Nazionale dei CdF.
Con l’adozione avvenuta pochi giorni fa della Carta da parte della Regione Puglia salgono a 15 le Regioni Italiane che vi hanno ufficialmente aderito. E’ comunque necessario precisare che nelle altre Regioni sono attive politiche di supporto. La collaborazione avviata dal Tavolo con il Ministero dell’Ambiente, con il contributo di ISPRA, porta i suoi primi risultati nel 2015 con il documento “Definizioni e requisiti di qualità dei CdF” che rappresenta la piattaforma metodologica comune dei CdF italiani ed il punto di partenza per l’azione dell’Osservatorio. In quello stesso anno i CdF entrano con l’articolo 68 bis nel Testo unico ambientale. Ora con l’Osservatorio Nazionale dei Contratti di fiume raggiungiamo un’altra importante frontiera, l’Osservatorio al quale abbiamo garantito la nostra massima collaborazione, dovrà traghettare questa esperienza verso una sempre maggiore qualità dei processi ed un miglioramento concreto. Per questa ragione l’XI Tavolo Nazionale si svolge in forma integrata con il 1° Congresso Nazionale dell’Osservatorio. La fase della sola promozione dei Contratti di fiume è ormai terminata poiché abbiamo raggiunto una diffusione capillare in oltre 3000 comunità locali con circa 276 processi attivi. Ora deve iniziare la stagione della qualità e dobbiamo concentrarsi sull’efficacia dei risultati. Dobbiamo dimostrare concretamente la forza del cambiamento di cui siamo protagonisti.
E’ ormai chiaro che Con i Contratti di fiume non si introduce un ulteriore livello di pianificazione, non si deve complicare ulteriormente un quadro gestionale già complesso del suo. I CdF devono rappresentare una semplificazione nell’attuazione delle politiche attraverso la formulazione di strategie condivise. Con il Programma d’azione un CdF deve arrivare ad una integrazione dei diversi piani e programmi, multidisciplinare e multi scalare, ad una sinergia e sussidiarietà reale tra diverse risorse finanziarie disponibili. Nella sessione successiva dedicata al racconto dei CdF nelle Regioni e nelle loro realtà locali, avremo un apprezzabile spaccato proprio di questa realtà.
Rispetti a quelli francesi e Belgi i Contratti di fiume Italiani si spingono oltre l’efficientamento delle politiche, perseguono il coinvolgimento diffuso dei privati attraverso una collaborazione attiva nella realizzazione degli interventi e di patti di gestione dei beni comuni con le comunità locali, per migliorare la manutenzione del territorio In queste due giornate oltre a presentare e dare avvio alle attività dell’Osservatorio Nazionale dei Contratti di fiume, le cui finalità e funzioni avremo modo di approfondire nel corso della giornata, vorrei lanciare due nuovi fronti d’impegno per il Tavolo Nazionale dei CdF:
la nascita di una rete della ricerca finalizzata al trasferimento dell’innovazione nei territori dei Contratti di fiume;
la proposizione di una strategia nazionale dei Contratti di fiume, tema emerso con forza nel corso
della nostra assemblea del 2017.
La nascita di una rete di ricerca, o meglio la promozione di una connessione permanente, attraverso il Tavolo che colleghi la ricerca ed mondo dei CdF elevando la qualità dei contenuti metodologici e degli interventi che si realizzeranno è per noi una istanza rilevante. Attraverso il Premio Nazionale Contratti di Fiume, stiamo già da anni sollecitando le Università, i singoli ricercatori, gli esperti ed i giovani laureati a mettere a disposizione dei territori le loro competenze, fino a giungere ad un abaco dei progetti di ricerca utili per i CdF e consultabile online.
Dopo le cinque edizioni del Premio Istituito nel 2012 e curato da Alta Scuola, si sono raccolti 237 contributi di cui 41 solo nell’edizione 2018, la cui premiazione ci sarà domattina presso il Ministero dell’Ambiente ed alla quale vi invito a partecipare.
L’altro punto, con il quale vorrei concludere la mia relazione, riguarda la Strategia Nazionale dei Contratti di fiume, si tratta dell’istanza principale che le comunità dei Contratti di fiume attraverso il Tavolo Nazionale, intendono sottoporre alle parti politiche in vista della tornata elettorale ed in prospettiva della prossima legislatura. Con la strategia Nazionale possiamo cambiare l’approccio ai territori a partire da una gestione finanziaria che attualmente serve per garantire essenzialmente la gestione delle emergenze. Invece bisogna cambiare approccio, dobbiamo riscrivere il sistema pensando alle logiche di questi territori rendendoli in grado di essere reattivi attraverso la prevenzione e la manutenzione.
Con la Strategia si possono liberare forze inespresse di questo Paese rafforzando il confronto pubblico. Si potranno migliorare le modalità di decisione e di lavoro delle istituzioni portandole più vicine a dove queste decisioni avranno il loro effetto. Alcuni anni fa, davanti all’evidente declino di una parte del Paese, dove la decrescita e l’abbandono rischiavano di cancellare interi centri storici, è stata varata la Strategia delle Aree Interne. Tale strategia è stata sostenuta con fondi nazionali e regionali (fondi strutturali) ed in alcuni territori ha coinciso con ambiti oggetto di CdF. Lo stesso coraggio dimostrato verso le Aree Interne, ci vuole oggi per sostenere i Contratti di fiume, visto che i problemi che riguardano la qualità delle acque, la sicurezza idrogeologica, la desertificazione e la scarsità delle risorse idriche sono altrettanto gravi ed urgenti da meritare una Strategia Nazionale che mobiliti assieme il Governo, i Distretti Idrografici, le regioni e le comunità locali Dobbiamo avere la determinazione ed il coraggio di mettere i Contratti di fiume al centro di una Strategia Nazionale per la difesa attiva dei fiumi, dei laghi, delle coste, per la tutela delle risorse idriche e del territorio.
In una risoluzione approvata in Commissione Ambiente della Camere lo scorso Novembre, credo che si precisino già abbastanza bene molti di questi obiettivi ed il ruolo dell’Osservatorio nel loro raggiungimento: “Si impegna il Governo ad…..assumere iniziative per destinare apposite risorse finanziarie a sostenere e diffondere tali processi (CdF), selezionati, sulla base di criteri di qualità ed efficacia, avvalendosi delle strutture dell’Osservatorio nazionale e del coordinamento nazionale”.

Massimo Bastiani